La Collegiata di Sant’Agata: E’ un vero unicum
Asciano - Lo studio sul restauro dell’antico edificio è diventato la tesi di laurea in Architettura di Valerio D’Andraia“E’ partito tutto da una visita da parte del mio relatore, prof. Pietro Matracchi, alla Collegiata di S. Agata. Una visita per così dire turistica che ha però innescato un meccanismo di forte interesse che continua ad alimentarsi.
È così che è nato il mio trasporto per questo monumento e l’idea di una tesi di laurea”. Spiega così Valerio D’Andraia il suo studio di restauro sull’antica chiesa, una tesi con la quale si è laureato in architettura lo scorso 21 dicembre. “Ho studiato a fondo – continua Valerio – il restauro effettuato negli anni 1883\5 da Giuseppe Partini e poi quello del 1954”.
La tesi in architettura quinquennale a ciclo unico ha richiesto uno studio bibliografico assai approfondito durante il quale Valerio ha effettuato lunghe ricerche analitiche presso gli archivi della Sovrintendeza per i Beni Culturali di Siena. Altra tappa imprescindibile è stata la diocesi di Arezzo in quanto fino agli anni ’80 questa collegiata faceva parte di essa.
“L’aspetto più interessante – racconta Valerio - è l’evoluzione che ha vissuto il monumento, i cambi, la crescita dell’edificio nel suo insieme, l’edificazione del campanile, che poi si è notevolmente inclinato, i diversi restauri, i problemi statici dovuti all’aggiunta delle varie campane. Si tratta di evoluzioni sempre interessanti perché si sono succeduti nel tempo due diversi concetti di restauro e due modi di leggere la storia.
Il Partini ha eliminato le vestigia barocche perché ricercava la purezza del romanico. Nel 1954 sono stati eliminati gli intonaci per recuperare la muratura a vista”. La maggior particolarità di questa Collegiata è come si sviluppa la cupola tonda da una pianta quadrata.
“Si tratta praticamente di un unicum – racconta Valerio – fra transetto e navata è stata collocata all’epoca una struttura ottagonale esterna chiamata tiburio con un interno cilindrico. La sua peculiarità sta proprio nel sistema di doppi pennacchi realizzati per creare il passaggio dal quadrato della crociera al cerchio della cupola”.
Insomma, man mano che gli studi per la tesi procedevano, il laureando e il professor Matracchi hanno accresciuto la loro consapevolezza di trovarsi al cospetto di una piccola meraviglia.
Ora che Valerio si è laureato, di terminare gli studi non se ne parla affatto. Le scoperte fatte hanno accresciuto l’interesse e quindi altri studi sono al varo da parte del Dipartimento di architettura dell’Ateneo fiorentino.
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